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I Baccanali e le antiche narrazioni romane

 

I BACCANALI

Il 15 e 16 marzo erano giornate molto particolari nell'antico calendario romano: giorni di disordine, ebrezza, dissolutezza e, secondo alcune fonti, di delitti indicibili e pregni di ogni sorta di nefandezza.

L’antica Roma ha sempre avuto un rapporto molto controverso con la spinta vitalistica e con l’impulso irrazionale nascosti dietro la figura del dio Bacco: forse per questo i Baccanali furono sempre al centro di narrazioni contrastanti ma, allo stesso tempo, hanno sempre esercitato un fascino incontrollabile sull'immaginario collettivo, tanto da ispirare secoli di arte, letteratura e non solo.

In questi stessi giorni, a partire dal II secolo avanti Cristo, a Roma iniziò ad emergere il legame dell’antica cultura italica con i rituali esoterici provenienti dalla Magna Grecia: fu forse tramite l’Etruria, o più probabilmente dalla Campania, che le festività dei Baccanali giunsero ad intaccare la rigida moralità romana. I resoconti antichi parlano di orge notturne culminanti in sodomie e omicidi dei più efferati, di sfilate di donne nude o seminude che indulgevano in comportamenti senza freno: non è un caso che, nell'immaginario comune, l’espressione “fare un baccanale” sia usata per esprimere una situazione di sconvolgimento e caos senza limiti.

Il senato romano, sempre estremamente conservatore, non vedeva di buon occhio la sfrenatezza dei costumi e soprattutto l’“immoralità” devastante e destabilizzante di queste feste: nel 168 avanti Cristo viene emesso un senatoconsulto che annientò completamente l’universo di simbologie e pratiche legate all’antico culto di Dioniso di matrice greca.

Niente più sacerdoti né iniziazioni, divieto assoluto di avere una cassa comune e di celebrare rituali sia in segreto che in pubblico: i Baccanali, da culto misterico profondamente radicato nella spiritualità e nel costume dei popoli antichi, viene ridotto ad una mera festività propiziatoria per il raccolto.

 

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