Vi sarà capitato, passeggiando per la splendida Piazza Navona di rimanere abbagliati dinnanzi alla Fontana dei Quattro Fiumi, rinomata opere del Bernini, o entrare nella Chiesa di Sant’Agnese in Agone e ammirare le sue cupole alte e riccamente adornate. E’ proprio dietro queste opere che si celano alcune simpatiche leggende che testimonierebbero l’antipatia esistente fra i due esecutori. La mano di uno dei fiumi della Fontana, infatti, pare rivolgersi con paura verso la chiesa di fronte, quasi ne temesse il collasso…
Pare che questa sia solo una
diceria, eppure Roma è piena di questi divertenti aneddoti. Proprio nella
medesima piazza, il visitatore più attento potrà scorgerne un altro. Su di
un muro al di sopra dell’insegna di un ristorante si trova infatti
un’inquietante e misterioso volto d’uomo.
Ma qual è la storia di questa
bizzarra maschera?
Si racconta che durante il
pontificato di Sisto V, verso la fine del ‘500, le esecuzioni pubbliche erano
cresciute a dismisura, tanto il papa ci teneva a punire i numerosi
criminali di cui Roma era traboccante, tra ladri, assassini, povera gente
disperata e briganti vari. Doveva servire soprattutto come monito alla
popolazione. Il papa era tanto preoccupato dell’amministrazione della
giustizia, quanto della sua stessa reputazione!
Si dice infatti che amasse di tanto in tanto travestirsi da popolano e aggirarsi in incognito tra la gente per ascoltare la vera voce del popolo. Un giorno si era recato in un’osteria e aveva iniziato a fare domande all’oste, chiedendogli cosa ne pensasse del Papa e del suo operato. Il poveretto ingenuo, credendo di avere a che fare con un semplice viandante, non fu parco di giudizi e aspre critiche nei confronti del pontefice. Finita la conversazione Papa Sisto si allontanò dall’osteria già tramando un’orrenda vendetta.
Il giorno dopo infatti l’oste
si trovò davanti il suo ristorante un patibolo già pronto per un’esecuzione.
Non ebbe neanche il tempo di capire cosa stava succedendo, che si vide
trasportare sulla piattaforma di legno dalle guardie armate, e nessuna
richiesta di perdono fu sufficiente a salvargli la vita.
Come segno di affettuoso ricordo
e di apprezzamento per il coraggio dimostrato, gli amici dell’uomo decisero
di affiggere una testa di marmo proprio sopra la taverna, probabilmente
replicando le sue fattezze.
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