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Un film italiano da Oscar: “La strada” di Federico Fellini

Il cinema italiano di un tempo è ricco di quel fascino nostalgico e drammatico ormai quasi perduto. Sono molti i registi italiani che hanno trasmesso su schermo la situazione economica dell’Italia degli anni ’50,sottolineando soprattutto la differenza tra classi sociali ben visibile al tempo. I personaggi di Fellini toccano indubbiamente il nostro cuore, proprio come Gelsomina, l’ingenua protagonista di questo capolavoro.

L’Italia di quei tempi era ben diversa da quella che viviamo ora, da una parte c’era la ricchezza, e dall’altra l’estrema povertà, era usanza tra le famiglie numerose vendere i propri figli per cercare di tirare avanti. Purtroppo è proprio questo il destino a cui va incontro Gelsomina, un’anima pura rimasta un po’ un’eterna bambina. Il bianco e nero del film trasmette un’atmosfera malinconica e a tratti onirica. I due protagonisti sono esattamente l’opposto: Gelsomina candida e dolce e Zampanò rozzo e talvolta malvagio.


Sublime l’interpretazione dei due attori, in particolare quella di Giulietta Masina, moglie di Federico Fellini e indubbiamente una delle attrici italiane più brave di tutti i tempi. Le sue espressioni recitative sono uniche nel loro genere, dalla critica venne paragonata a Charlie Chaplin. Di notevole rilievo i dialoghi tra i personaggi, ci portano a riflettere sull’amara verità spesso nascosta all’interno della vita quotidiana. Non sempre le cose sembrano avere un senso, alcuni avvenimenti ci fanno enormemente soffrire, ma ogni tassello ha il suo significato e tutto accade per un motivo.

La vicenda dei due protagonisti si sviluppa in modo apparentemente semplice, ma non possiamo far a meno di provare una forte empatia per queste due personalità tanto diverse, legati da un destino crudele.
Zampanò vive dei suoi nomadismi, si esibisce come artista di strada mettendo in scena sempre lo stesso numero, che mette in risalto la sua forza bruta e l’apatia che lo caratterizza nella vita, una vita tutta uguale, e che lo rende anche un po’ patetico agli occhi degli altri personaggi e dello spettatore. Gelsomina è angelica e fluttuante, venduta dalla madre a Zampanò per sostituire la sorella che gli faceva da assistente, ormai deceduta.

Zampanò tratta la povera ragazza con sufficienza e a volte la picchia o sottolinea la sua inutilità. Gelsomina è stanca dei trattamenti che le riserva il suo padrone, ma allo stesso tempo non riesce ad andarsene e lasciarlo da solo, comprendendo le tenebre che attorcigliano l’esistenza dell’uomo. Un altro personaggio che si aggiungerà alla vicenda è il “Matto”, un altro artista circense che vede Zampanò in modo patetico, e non perde mai occasione per prenderlo in giro o creare situazioni problematiche.

Il “Matto” avrà un ruolo rilevante per Gelsomina, sarà in un certo senso il suo primo amore, ma le farà anche capire il senso della vita, e la ragione per cui l’universo l’ha legata a Zampanò, come un segno del destino incomprensibile. Vediamo come il colorato mondo circense abbia degli aspetti molto tristi, come sia un mondo composto da persone che vivono la vita nell’imprevedibilità, senza una fissa dimora ed adattandosi a quello che l’ambiente circostante ha da offrire in quel momento.

I personaggi principali sono molto simbolici: Gelsomina è l’innocenza, è un’anima pura che il mondo circostante non merita quasi, il “Matto” è la rivelazione, Zampanò lo ucciderà erroneamente e la sua morte cambierà per sempre la vita sia del suo assassino che della povera ragazza, che non riuscirà mai a riprendersi da tale trauma. Zampanò rappresenta la forza bruta e l’ira, comportamenti che lo porteranno ad avere un’esistenza misera e lo porteranno all’autodistruzione.


Il film è stato girato in alcuni comuni dell’Italia centrale come Bagnoregio, Fiumicino, Castelli Romani e Pomezia, e danno una visione sublime della vita italiana degli anni ’50. Nel 1957 il film vinse l’Oscar, rientrando ufficialmente nei capolavori cinematografici del nostro Paese.

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