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IL GIRO DELLE SETTE CHIESE

“Fare il giro delle sette chiese” è uno dei modi di dire più famosi della nostra lingua, eppure non tutti conoscono il suo significato.

Oggi, questa espressione è usata per indicare un giro a vuoto che ci ha fatto perdere tempo, oppure il tentativo infruttuoso di incontrarsi con qualcuno per parlargli; un tempo, però, rappresentava letteralmente un giro lungo 20 km che i devoti intraprendevano per visitare le sette chiese più importanti di Roma, accompagnato da preghiere e riflessioni. 


Le sette chiese in questione sono:

1.     San Pietro in Vaticano (San Pietro)

2.     San Paolo fuori le Mura (San Paolo)

3.     San Giovanni in Laterano (San Giovanni)

4.     Santa Maria Maggiore (Santa Maria)

5.     San Lorenzo fuori le Mura (San Lorenzo)

6.     San Sebastiano fuori le Mura (San Sebastiano)

7.     Santa Croce in Gerusalemme (Santa Croce)

 

La tradizione del giro delle sette chiese ha radici antiche e rappresenta un modo per i fedeli di meditare sulla Passione di Cristo durante la Settimana Santa.

Si ritiene che il suo inventore sia San Filippo Neri, ma in realtà non fu propriamente un’invenzione, quanto la semplice ripresa del tradizionale pellegrinaggio verso le tombe di San Pietro e Paolo. Una tradizione volta a intensificarsi soprattutto con il primo grande Giubileo del 1300 indetto da papa Bonifico VIII.

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E’ solo nel 1552 che il pellegrinaggio diventò una pratica stabile e organizzata; il crescente numero de partecipanti, fece capire a Filippo Neri che era arrivato il momento di scegliere una data simbolo di questo percorso: il 25 febbraio, un giovedì grasso. Filippo non scelse a caso questa data: il suo intento era infatti quello di contrastare i festeggiamenti del carnevale, una festività dal carattere fortemente ludico. Bisognava porre l’accento sulla vita religiosa di comunità, su una spiritualità di gruppo, un concetto che fu appoggiato anche dalle autorità ecclesiastiche.


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